Come gestire i videogiochi senza minacce ricatti e castighi

videogames preadolescenti e tecnologia

Come gestire i videogiochi senza minacce ricatti e castighi

Perchè i nostri figli si perdono nel mondo dei videogames? Come evolve il cervello di un preadolescente e quali sono i suoi limiti? Come trovare un giusto equilibrio tra proibire e concedere?

Ecco i trucchi per mettere d'accordo i diversi bisogni e come impostare regole sensate e limiti realistici insieme ai nostri figli, con reciproca comprensione e una strategia che soddisfi tutti.

Tempo di lettura 8′

Alli, mio figlio è sempre attaccato alla consolle! Non starà sviluppando una dipendenza? “ “Sono un preoccupata, mi sono resa conto che a volte mio figlio gioca anche con degli estranei. Temo possa fare brutti incontri…

I genitori di preadolescenti mi contattano spesso perchè sono molto preoccupati per l’uso eccessivo della tecnologia. Da un lato capiscono quanto sia importante per il proprio figlio fare gli stessi giochi dei compagni, ma sentono come imprescindibile che questo avvenga in sicurezza, perché i rischi sono noti e reali.

Bisogna stabilire sane regole, quindi, ma quali?
E che argomenti usare perché siano accettate e rispettate? 

Mai come su questo argomento è fondamentale mettere la relazione al centro degli  interventi con i nostri figli.

Informarsi, farsi una cultura sui videogiochi e sulle esperienze in rete dei preadolescenti è il primo passo efficace da fare. 

La scelta più strategica è seguire gli incontri per genitori che vengono organizzati da scuole o comuni, di solito con la presenza di psicologi e agenti di polizia postale, operatori con esperienza che sapranno darci indicazione su come nostro figlio possa navigare  in sicurezza. 

Ci spiegheranno quali sono i videogiochi adatti all’età dei nostri figli e quali assolutamente vietati  – troppi  ragazzini  usano giochi per adulti, con contenuti molto violenti e inappropriati, ma i genitori non se ne rendono conto.

Sai esattamente quali giochi hanno scaricato i tuoi figli? 

Con i miei figli faccio spesso dei raid mentre stanno giocando. Arrivo di soppiatto, salto il divano con agile mossa, mi fiondo accanto al figlio di turno e guardo, faccio domande, commento e poi chiedo di fare insieme un giro delle applicazioni

Quello che non ritengo valido, lo spiego e lo cancelliamo. Naturalmente loro non sono sempre d’accordo, spesso significa andare incontro a un conflitto ma… non vedo alternative. 

Proprio soli e abbandonati davanti allo schermo, no. 

Molti genitori per esempio mi hanno raccontato di aver scoperto  con sorpresa, che molti giochi prevedono interazioni con altri giocatori, a volte perfetti sconosciuti di cui non si conoscono età o intenzioni. 

Essere informati sulle regole e le tipologie dei giochi, quindi, ci aiuta proteggerli da incontri con eventuali malintenzionati. 

Durante gli incontri gli esperti spiegano il cyberbullismo, i rischi delle dipendenze e le ludopatie, raccontano quanto sia facile reperire oggi materiale pornografico, dei reati che coinvolgono minori e di quanto sia opportuno vigilare, stabilire regole molto chiare e installare un parental control

Ricorda: ogni volta che dedichi il tuo tempo a conferenze per genitori o all’autoinformazione, aggiungi  strumenti importanti alla tua cassetta degli attrezzi genitoriale. 

Strumenti utili per consolidare il tuo ruolo di guida e protezione, per nutrire di fiducia la  relazione con i tuoi figli e questo vale tutta  la fatica che stai facendo. Con questo spirito sei una solida presenza al  loro fianco nelle nuove esperienze della preadolescenza, comprese quelle virtuali.

Questi approfondimenti possono gettare nello sconforto per il quadro generale che emerge, può venire voglia di vietare tutto in blocco e riparlarne solo quando saranno maggiorenni. Ma non è realistico. I nostri figli vivono in questo tempo e il nostro compito è  metterli nella condizione di giocare e navigare in modo sicuro, così come piano piano li faremo uscire di casa soli per piccole commissioni, dopo aver passato anni a mostrare come attraversare la strada in sicurezza e a non dare confidenza agli sconosciuti.

Con le istruzioni giuste potranno limitare i rischi e cogliere le occasioni e le  possibilità incredibili che la tecnologia offre e delle quali noi per primi  approfittiamo ogni giorno: come per ogni strumento è solo questione di capire come usarlo al meglio. 

Sono tantissime le informazioni da verificare, gli spunti su cui riflettere e le decisioni da prendere. Non farti travolgere, scegli piuttosto ciò che è realistico per la tua famiglia e i tuoi figli. Poche regole chiare e di buon senso, sono fonte di grande sicurezza per loro ma prima di proporle devi sentirle profondamente giuste e coerenti con te. 

Ricorda però che i  bambini si spaventano facilmente davanti a scene violente, le  notizie  di cronaca li toccano emotivamente e le challenge possono essere pericolose perché sono fatte apposta per agganciare: ma tu sei  lì, pronto a informare, rassicurare, proteggere, dare un esempio di attenzione e prudenza e, non meno importante, mostrare fiducia.

Un’altra questione da tenere bene a mente: i bambini hanno bisogno di sentirsi parte del gruppo

“Mamma i miei compagni giocano a X, lasciamelo installare!” proprio quel gioco che sai per certo essere violento anche per gli adulti… 

Una mia cliente mi ha raccontato di aver scoperto, leggendo un articolo di giornale, che un noto gioco prevede di massacrare di botte gente innocente e addirittura scene di stupro di gruppo. Ha chiesto a suo figlio se ne avesse mai sentito parlare e la risposta è stata: sì i fratelli di X e Y  ci giocano sempre e hanno 11 anni. Un gioco catalogato con PEGI18 – PEGI è l’acronimo di Pan European Game Information ed è il metodo europeo usato per classificare i videogiochi – quindi un videogioco PEGI18 è destinato ai maggiorenni. 

Non va meglio tra i bimbi della  primaria: il più amato è consigliato dai 12 anni e normalizza comunque l’uso della violenza. 

Torniamo a nostro figlio, che vivrebbe  attaccato alla consolle! 

Cosa gli sta succedendo?

Intanto possiamo essere sereni su un punto: NON si tratta di una dipendenza, salvo rarissimi casi che però di solito riguardano gli adulti. Sono stati i ricercatori che si occupano di dipendenze a chiarirlo, perché il grande pubblico potesse avere gli strumenti per distinguere una dipendenza vera, una ludopatia per esempio, da quello che è semplicemente una caratteristica dell’esperienza di gioco

Durante le partite la situazione gratificante stimola il cervello a produrre dopamina, un messaggero chimico che regola i meccanismi di ricompensa e piacere. Decidere di smettere quindi è molto più difficile per i bambini: non riescono a staccarsi dal videogioco perché l’area cerebrale che controlla gli impulsi e le decisioni non è del tutto matura fino ai 25 anni, ma possiamo aiutarli e allenarli a un sano uso della tecnologia.

La biologia, dice che il nostro cervello è programmato per cercare appagamento, quindi per esempio quando sono sazio significa che ho appagato il mio appetito. Ma i videogame sono programmati apposta per offrire  piccole ricompense intermittenti e non conclusive, per usare il gergo dei ricercatori, significa che le modalità di gioco spingono a continuare, di livello in livello, per giorni e giorni a volte senza che ci sia mai una conclusione. 

A peggiorare la situazione: più si diventa bravi e più diventa difficile abbandonare il gioco, perché ogni traguardo raggiunto genera un aumento di dopamina, l’ormone del piacere e della ricompensa. , spingendoci a cercare di produrne sempre di più. Per capire meglio quanto è forte questa risposta del cervello agli stimoli offerti dal gioco, pensiamo che è lo stesso meccanismo che ci fa sentire appagati quando mangiamo qualcosa di gustoso  o dopo aver fatto l’amore. 

Ora possiamo capire meglio perché  un ragazzino fa così  fatica a rinunciare a questo tipo di appagamento. 

La sua corteccia frontale si sta ancora sviluppando, e questo fa sì che tuo figlio vada praticamente in TILT quando deve distinguere tra quello che vuole lui, cioè continuare a giocare e quello che vuoi tu vuoi, ossia  che smetta perché lo vedi incapace di fermarsi e sei preoccupata.

Tutte le volte che chiedi a tuo figlio di interrompere una partita, lo poni in mezzo a questo conflitto. 

E allora come si fa a  battere il gioco senza minacce, ricatti e castighi? 

Lo batterai solo se la relazione con te avrà più importanza di quello che il gioco può offrirgli, allora ti ascolterà e spegnerà perché saprai mostrargli di tenere in giusto conto le sue difficoltà e i suoi bisogni .

Funzionerà dire Finisci il gioco e poi facciamo qualcosa assieme!
perché gli dimostrerai che hai dato valore all’esperienza che sta facendo e hai rispettato i suoi bisogni dimostrando che per te sono importanti,

Per un preadolescente, che è ancora molto bambino a livello emotivo, è fondamentale sentirsi valorizzato e rispettato, e qui ti spiego il trucco della relazione: se è vero che il gioco .stimola la produzione  di dopamina, quindi piacere e ricompensa,  la relazione genera… endorfine gli ormoni dell’euforia e della felicità. 

Il suo cervello è ancora estremamente plastico e quindi ogni volta che sceglierà  di interrompere il gioco perché sente che ha più valore fare qualcosa con te, immagina cosa può succedere dentro di lui: sentirà sempre più forte la relazione con te sviluppando e maturando le sue competenze sociali e di autocontrollo. 

Questo però avviene solo se tuo figlio può  fare una “scelta” volontaria, libera da pressioni e ricatti. Al contrario, imparerà prima possibile come aggirare gli ostacoli, magari a mentire per ottenere ciò che desidera insomma, a prenderti in giro, non perché non ti vuole bene o non ti rispetta, ma perché il suo impulso è più forte.

Ricordiamo l’importantissimo insegnamento di montessoriana memoria: il nostro compito è aiutare nostro figlio a fare da solo, esattamente come quando abbiamo creato un ambiente sicuro dove potesse muovere i primi passi nel mondo, dobbiamo stare discretamente al suo fianco perché possa osservare il nostro atteggiamento ma dovrà imparare con l’esperienze in prima persona, con il numero di ripetizioni  – e di errori – che gli serviranno per acquisire nuove competenze. 

Attenzione però a non confondere il “lasciar fare da solo” con il “lasciare solo”: sono concetti profondamente diversi. 

Come non lasceresti tuo figlio in un quartiere mal frequentato da solo, non puoi lasciarlo nella rete senza istruzioni e la tua discreta presenza come guardia del corpo.

Non sottovalutiamo anche l’importanza di sapere che qualcuno ti sta proteggendo  Il bambino sente il bisogno di limiti e li apprezza specialmente quando crescendo ne comprende il significato ed è in questa fase che il processo ha inizio. Nell’adolescenza entreranno in gioco altri fattori e cambierà ancora tutto, ma per ora fermiamoci qui e godiamoci questa finestra di ascolto attento e fiducioso.

Tutto questo conferma il valore fondamentale della relazione, l’importanza di coltivarla giorno dopo giorno. Come sai è il tema centrale del mio impegno educativo, come madre e come divulgatrice.

Per me  la relazione viene prima di tutto, sempre!

 



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