Invece di dire “Se non mangi niente gelato!”

A tavola si combattono le guerre familiari più spietate, soprattutto in Italia. 

In gioco ci sono fattori affettivi e relazionali, prima che nutritivi, perché è proprio attraverso il cibo che si sviluppa il graduale distacco tra genitori e figli. 

Purtroppo fattori inconsci ci spingono talvolta verso reazioni negative esagerate di fronte a un rifiuto o a una richiesta, inquinando così tutte le potenzialità positive che il cibo porta con sé nelle dinamiche relazionali e facendolo diventare, al contrario, oggetto di ricatto.

Purtroppo, il tira e molla tra “fa bene” e “fa male”, questo poco anche se ti piace tanto e questo tanto anche se ti piace poco, è un tormento nella vita di molti bambini, presenti e passati. 

Questo non significa che possiamo ammainare il grembiule da cucina e abbandonarli nell’iperglicemico mondo dei marsh mellows. 

Significa osservarli e ascoltarli quando siamo a tavola insieme.

E soprattutto ascoltando dentro di noi ciò che il tema del cibo va a toccare: che rapporto avevamo col cibo da bambini? E quello attuale com’è? Che paure muove il fatto che il bambino possa non mangiare? 

Il cibo nutre il corpo, ma nutre soprattutto il benessere, esteriore ed interiore. 

Cibo cucinato e condiviso in tensione, con rabbia e frustrazione nutrirà sentimenti affini. 

Al contrario, cibo cucinato e offerto in armonia, contribuirà a rafforzare la relazione e a costruire un rapporto equilibrato con l’alimentazione.

[tratto dal libro di Alli Beltrame e Laura Mazzarelli “Invece di dire … Prova a dire …” Mondadori]

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