L’equivoco del bambino di gesso e dell’assenza di regole

Tempo di lettura circa 2’ 30”

Tempo fa pubblicai una poesia di Rodari, “L’uomo di gesso” e molti lessero tra le righe un elogio all’assenza di regole. La mia interpretazione di quelle parole invece si riallaccia a una riflessione sul modello comunicativo usato comunemente con i bambini.

Rodari infatti mette l’accento proprio sul tono “Non fare… non dire… non parlare…” oppure “Fai questo, fai quello, fallo così, non farlo cosà!”

Sappiamo bene oggi, grazie anche all’apporto delle neuroscienze, che le regole e i limiti sono fondamentali nella crescita di un essere umano.

Molti non sanno però che regole e limiti per essere efficaci e facilmente compresi dai bambini devono essere proposti prima di tutto con l’esempio.

Se io dico abitualmente “Grazie e per favore”, soprattutto al bambino stesso, se lo saluto con calore quando lo incontro o quando lo lascio, se saluto con piacere quando entro ed esco da un negozio o quando incontro qualcuno, il bambino lo imparerà spontaneamente, senza bisogno di ammaestrarlo come un pappagallo. “Come si diceeeee???” – “Saluta la signora amoreeeee!”

E’ attraverso una comunicazione che APRE a nuove possibilità, che dice COSA FARE piuttosto che sempre e solo COSA NON FARE che crescono bambini sereni ed educati.

Molti adulti parlano ai bambini con parole che chiudono e interrompono continuamente, parole che impediscono e zittiscono. Piuttosto che educare al rispetto, tutti quei NON, frustranti ed eccessivamente limitanti, nel tempo producono bulli che non vedono l’ora di scaricare il loro rancore sul più debole oppure YES MAN che dicono sempre sì per paura di ritorsioni.

Quindi, al posto di NON CORRERE si può dire CAMMINA PIANO.

Invece di dire GUARDA DOVE METTI I PIEDI, si può dire FAI ATTENZIONE PROTEGGERE I FIORI.

Invece di NON SBATTERE LE PORTE, si può dire ACCOMPAGNA PIANO LA PORTA PER FAVORE.

Questi sono piccoli esempi di come sia possibile educare con gentilezza e amorevole fermezza piuttosto che con minacce, divieti e parole scortesi.

Chi confonde una #educazioneresponsabile, empatica, amorevole, con un approccio dove il bambino può fare tutto quello che vuole, non ha affatto capito di cosa si tratti.

Una educazione responsabile riesce a coniugare i bisogni del bambino di movimento e sperimentazione con un percorso di apprendimento positivo e ricco di proposte piuttosto che divieti.

Questo approccio permette ai bambini di diventare adulti sereni, consapevoli, tolleranti. Adulti capaci di vivere rispettando le norme, le regole e i limiti necessari a una convivenza sociale armoniosa piuttosto non carica di paura, rancore e aggressività.

Per chi non l’avesse letta, incollo qui la poesia dello scandalo 😉

Il bambino di gesso
Sta fermo! Sta zitto! Non metter i gomiti sulla tavola!
Non essere distratto!
Guarda dove metti piedi! Sta attento a non rovesciare l’acqua!
E non lasciar cadere la penna! E non perdere i pastelli!
Non giocare in cortile!
Non correre sulle scale! Non fischiare! Non sbattere le porte!
Non strusciare le scarpe! Non prendere a calci i sassi!
Sta buono, perché la mamma ha il mal di testa, perché la maestra ha il mal di testa,
perché la zia ha il mal di testa, perché la portiera ha il mal di testa…
Non correva, non saltava
Pantaloni non strappava
Non diceva parolacce
Non faceva le boccacce
Non sporcava i pavimenti
Si lavava sempre i denti
Non strillava, non rideva
I bottoni non perdeva
Senza macchie sui guantini
Senza buchi nei calzini
Era proprio un bambino di gesso
Respirava se aveva il permesso
Stava dove l’avevano messo
Come un bravo bambino di gesso
Che non risponde e non dice mai di “no”
Ora grande è diventato
Ma non è molto cambiato:
Compitissimo, prudente
Ossequioso, diligente
Dice “grazie” al superiore
Dice sempre “Sì, signore”
Se gli danno sulla testa
Dice grazie e non protesta
Passa il giorno a fare inchini
Non ha buchi nei calzini
Ora è proprio un brav’uomo di gesso
Che respira se ottiene il permesso
E rimane dov’è stato messo
Come un bravo brav’uomo di gesso
Che non discute e non dice mai di “no”
Gianni Rodari



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