
06 Nov Mio figlio non mi ascolta mai
Perchè i tuoi figli sembrano non ascoltarti maiiii e le tue richieste cadono sempre nel vuoto? Ecco come costruire richieste efficaci per ottenere risposte concrete attraverso domande chiave che possono aiutarci a comprendere se la nostra comunicazione è efficace oppure no.
Tempo di lettura 5′
Ricevo spesso email e messaggi di questo tipo:
Alli aiutami, mio figlio non mi ascolta mai! Niente e mai, non riesco ad avere la sua attenzione. Devo chiedergli le solite cose centinaia di volte: spegni il tablet, lavati le mani, vieni a mangiare, fai i compiti, metti a posto. Ma non mi ascolta mai, alla fine devo urlare e minacciarlo e allora qualcosa fa. Non ce la faccio più.
Portiamo innanzitutto l’attenzione sul nostro modo di comunicare.
“È prontoooooo, spegnete la tv, lavatevi le mani, col saponeeeee, e poi venite a tavola.” Il tutto gridato dalla cucina al salotto, con la Tv accesa.
Una sfilza di richieste e cose da ricordare che anche io, alla terza, mi sarei già dimenticata.
Oppure “Guarda che casino, smetti subito di giocare che tra poco è pronto, metti tutto in ordine, non voglio vedere neanche una cosa fuori posto. Poi lavati le mani e vieni a tavola che tra 5 minuti si mangia.”
Una comunicazione efficace, prima di tutto, ha bisogno di attenzione.
Se non dai importanza al messaggio, il messaggio cadrà nel vuoto.
Quindi la prima regola di una comunicazione efficace è l’approccio.
- Non urlare da una stanza all’altra.
- Aggancia l’attenzione del bambino.
Raggiungilo nella stanza in cui si trova per agganciare il suo sguardo.
Con un bambino piccolo è molto importante essere sicuri che ci stia guardando negli occhi, una frase efficace può essere “Amore, guardami negli occhi e apri bene le orecchie perchè sto per dirti una cosa molto importante!”
Se invece chiedi l’ascolto di un adolescente crea le condizioni ambientali per favorirlo, oltre al contatto visivo quindi può essere efficace chiedere loro di abbassare la musica o spegnere il cellulare finchè sto parlando, magari appoggiando una mano sulla loro spalla per ottenere anche un contatto fisico.
Perchè non possiamo pretendere che loro ci ascoltino se non siamo noi per primi a dare importanza al messaggio che vogliamo comunicare, anche quando questo è banale e quotidiano come “lavati le mani e vieni a tavola”
Nel mio libro “Invece di dire… prova a dire” c’è una frase molto utile in queste situazione: invece di dire Ascoltami quando ti parlo, è più efficace dire “Devo dirti una cosa molto importante”, sembrano sfumature ma spostano l’attenzione sul messaggio, mentre spesso usiamo parole che sono pure richieste di attenzioni verso di noi, con un toni che sono una via di mezzo tra l’ordine, la supplica e la minaccia.
FARSI DOMANDE È PIU’ EFFICACE CHE CERCARE RISPOSTE. SENZA LA DOMANDA GIUSTA, SI SEGUE LA RISPOSTA SBAGLIATA.
Cosa significa?
Domandandoci “Perchè mio figlio non mi ascolta? Perchè non fa quello che gli chiedo?“ scarichiamo sui bambini tutta la responsabilità degli eventi.
In una approccio educativo responsabile quindi, le domande devono essere rivolte a noi stessi prima di tutto.
La domanda più efficace è “A cosa serve ciò che sto per dire?”
Perchè spesso apriamo bocca per un bisogno nostro, per scaricare la tensione, facendo richieste non necessarie per avere un po’ di attenzione (eh si, anche noi adulti abbiamo bisogno di attenzione) oppure spinti da una preoccupazione (se non impara a tre anni a mettere via le sue cose chissà quando si sposerà che macello)…
“A cosa serve ciò che sto per dire?” è la domanda delle domande.
Allenandoci a prendere una pausa prima di fare una richiesta, alzeremo la qualità della nostra comunicazione e abbasseremo il numero costante (e anche petulante) delle nostre richieste.
Quindi prima di chiedermi “Perchè non mette mai a posto niente ed è sempre tutto in disordine?” possiamo chiederci
La mia richiesta è sensata in base all’età e alle capacità di mio figlio?
Per esempio: Metti in ordine la tua stanza, per un bambino di 3 anni, è una richiesta confusa, probabilmente si bloccherà perché non sa nemmeno da dove partire, le sue funzioni esecutive non sono ancora mature quindi è incapace di svolgere un processo a fasi.
È più efficace spiegargli i passaggi: “Per favore metti prima tutte le macchine nel cesto delle macchinine, poi sposta i pupazzi nel loro cestone, perchè sono stanche e devono fare la nanna e poi vieni in cucina che ci sono tante cose buone per pranzo.”
Un altra domanda importante da porsi è
“Posso lasciare ai miei figli la possibilità di scegliere QUANDO e COME fare qualcosa?”
piuttosto che insistere che la facciano immediatamente e seguendo il tuo modello?
Come ti sentiresti tu se all’improvviso tuo marito o un’amica insistessero senza tregua, magari urlandoti da un’altra stanza, di fare una determinata cosa, in un determinato modo, proprio in quel momento.
E’ molto importante per i bambini, come per qualsiasi essere umano, sentire di avere libertà interiore, il contrario ci mette in uno stato di opposizione. Chiediti sempre
“Se qualcuno si rivolgesse a me con questi toni con questa modalità, io come reagirei?” E’ molto probabile che cambierai modo e tono immediatamente.
Ma la domanda che ti consiglio di porti il più spesso possibile e che farà la differenza nella loro collaborazione è questa:
LA MAGGIOR PARTE DEL TEMPO CHE TRASCORRO CON MIO FIGLIO E’ COSTANTEMENTE OCCUPATA DA RICHIESTE DI “FARE QUALCOSA” OPPURE ABBIAMO DEL TEMPO PER “STARE INSIEME” E BASTA?
I bambini ci sentono, però sono spesso esasperati dal nostro modo di comunicare con loro, incessante, petulante, critico e giudicante e sempre finalizzato a fare qualcosa oppure interrompere di fare qualcosa (che di solito, per loro, è davvero appassionante e di vitale importanza in quel momento).
Per questo mettono delle barriere, fanno quello che si chiama ASCOLTO SELETTIVO, selezionando alla fine pochissimo di ciò che comunichiamo a loro e fingendo di non aver colto il resto. Di fatto non ci ascoltano per proteggersi dalle nostre continue richieste.
Siamo troppo concentrati sul fare, sul raggiungere obiettivi: i compiti, la casa in ordine… e poco sull’essere.
Il buon esempio è fondamentale.
Quando i tuoi figli ti parlano, ti raccontano, ti chiedono collaborazione, tu lasci immediatamente ciò che stai facendo o indugi chiedendo tempo?
Osserva con attenzione i tuoi comportamenti e migliora te stesso se vuoi vedere un comportamento migliore nei tuoi figli.
Ciò che non ti piace dei tuoi figli, miglioralo prima in te stesso.
Jodorowsky