
03 Ott Rispetta i tempi evolutivi dei bambini.
Se anticipiamo i tempi evolutivi di un bambino, prima o poi, se li riprende
Ho postato questa frase il 28 gennaio del 2018.
Ne è passato di tempo, ma il messaggio è ancora attuale, anzi lo è ancora di più!
Osservo un’evoluzione della società che chiede ai piccoli di crescere sempre più in fretta e fare sempre di più:
- li si vuole piccoli adulti fin dall’asilo nido, capaci di autoregolarsi nelle esigenze biologiche e nelle relazioni;
- si etichettano come “capricci” le prime espressioni di disappunto e lamentela, saltando spesso la fase in cui si insegna a riconoscere i propri bisogni;
- ci si aspetta che a cinque/sei anni stiano spontaneamente seduti per ore a scuola e a tavola e che ne siano anche contenti;
- mi scrivono spesso genitori che si meravigliano (e sgridano) bambini di due anni che “maltrattano” il fratello minore, quando a quell’età è impossibile avere consapevolezza delle conseguenze di un’azione;
e l’elenco potrebbe andare avanti ancora!
Quando guardi i tuoi figli, li vedi per l’età che hanno?
Chieditelo e rispondi onestamente.
Quando dico che si riprenderanno i loro tempi, intendo letteralmente che lo faranno, perché si tratta di una necessità!
Un bambino che non ha potuto “fare pasticci” sarà un adolescente pasticcione a dir poco, perché tutto ciò che noi adulti vediamo come un paciugo, un errore o una mancanza, per un piccolo è un’esperienza, un tassello che non può mancare nel puzzle dell’evoluzione.
La linea di demarcazione che separa un bambino “educato” da un bambino “represso“ è sottile e può essere distinta solo tramite un’osservazione attenta.
Infatti non solo si bruciano le tappe evolutive che accomunano tutti i bambini di una determinata età, ma si tende a dare regole e imporre comportamenti generalizzando, quando ogni individuo ha le sue specifiche caratteristiche.
Un bambino riflessivo non avrà difficoltà a stare fermo, andrà aiutato a coltivare la sua energia motoria mentre un bambino più fisico sarà portato per lo sport, ma avrà bisogno di aiuto nelle attività che richiedono lunghi periodi di staticità. Si tratta di usare il buon senso, ma ce ne scordiamo quando abbiamo bisogno che i nostri figli si uniformino per rispondere alle esigenze sociali.
Un piccolo che brucia le sue tappe evolutive per accontentare gli adulti o perché ha paura delle conseguenze dei suoi comportamenti, prima poi, si ribellerà, nel migliore dei casi. Nel peggiore, invece, svilupperà disagi emotivi e mancanza di autostima.
Quando impediamo l’esplorazione spontanea del proprio sé, rendiamo impossibile ai nostri figli lo sviluppo di competenze necessarie e quindi possiamo essere certi che arriverà il giorno in cui si percepiranno come, appunto, incompetenti.
Dobbiamo quindi augurarci che quegli spazi che abbiamo tolto se li riprendano al più presto e con determinazione, anche se può risultare scomodo. L’alternativa è che se li riprendano quando non saranno proprio più in grado di soddisfare le aspettative sociali, attuando quelle che possano sembrare vere e proprie regressioni, ma che sono semplicemente “compiti di recupero“.
I tempi che anticipi oggi li dovrai spendere raddoppiati in futuro, perché l’istinto del bambino lo porta a fare ciò che gli serve nel momento in cui è più ricettivo e se quel movimento evolutivo viene frenato si troverà a recuperarlo inevitabilmente nel momento sbagliato… è come con l’ordine: se rimetti a posto tutto quello che tiri fuori appena lo hai usato, riesci a mantenere l’ordine velocemente e senza sforzo mentre se lasci che si accumulino oggetti, ti ritroverai a dover fare un’opera di bonifica impegnativa quando lo spazio non sarà più vivibile.