
29 Nov Come saper dire NO ai bambini.
Come saper dire “NO” ai bambini con amorevole fermezza.
Durante i miei corsi sulla comunicazione efficace e sulla relazione empatica tra adulti e bambini, le paure e le obiezioni che spesso emergono dai genitori, affrontando il tema dell’ascolto e dell’accoglienza, sono più o meno sempre queste:
- “crescerà pensando che gli altri siano sempre a sua disposizione”,
- “farà solo quello che vuole”,
- “come si fa a dire NO ai bambini rimanendo calmi?”,
- “se non lo sgrido mai, come fa a capire cosa è sbagliato?”,
- “se non alzo mai la voce, come faccio a farmi obbedire e rispettare?”.
Qualche sera fa, tra me e il mio bimbo mezzano, è accaduto qualcosa di intenso e speciale. Ripensando a tutti quei dubbi e paure, ho scelto di raccontarlo perché rappresenta bene quella che – noi di Educazione Responsabile – definiamo “Amorevole Fermezza”: è la condizione in cui l’adulto si mette in ascolto dei bisogni profondi del bambino, quelli essenziali alla sua crescita interiore, invece di reagire come d’abitudine alla “fiammata” contingente del momento.
Sono momenti di grandi impegno per entrambi, genitore e figlio, perché cedere e dire:
“Va bene, fai come vuoi!”
oppure
“Ok, faccio io!”
Spesso è molto più comodo e immediato. Anche se, in questo modo, si producono strascichi di risentimento nei genitori che, da una parte, si sentono dominati e sopraffatti dai propri figli e, dall’altra, restano delusi e preoccupati per un’occasione di insegnamento sprecata.
Dal canto suo, un bambino che non sente al suo fianco un adulto capace di dire “NO” in modo fermo, ma sereno e consapevole, si sente perduto, senza un guida che lo possa condurre con sicurezza nel mondo e nello spazio tra l’infanzia e l’età adulta. È un po’ come guidare nella nebbia senza fari e senza l’aiuto del navigatore.
La relazione, qualsiasi relazione, prevede una dose massiccia di impegno e responsabilità.
Saper dire NO ai bambini nel modo giusto è importante. Quei pochi “NO” necessari e utili alla crescita armoniosa di un giovane essere umano sono il frutto di una serenità interiore conquistata, giorno dopo giorno, nella nostra vita adulta. L’eredità più importante che puoi lasciare ai tuoi figli non saranno né case, né soldi, né auto costose, MA l’esempio autentico di una costante ricerca interiore di stabilità e centratura.
Se TU continuerai incessantemente a lavorare su te stesso, vedrai che LORO intraprenderanno lo stesso entusiasmante cammino.
ECCO COS’È ACCADUTO MERCOLEDÌ SERA
“Mamma, ho fame, voglio un panino!”
“Leo, vai in cucina e preparalo. Io sto andando a dormire.”
“Ma io ho fameeee.”
“E allora vai e mangia.”
“Ma io non so farmi un panino!”
“Leo, tu non hai voglia di farti un panino, è diverso. E neanch’io ho voglia di farti un panino, perché ho sonno e sto andando a dormire.”
Leo comincia a rognare. Conosco e riconosco la situazione… e so che le coperte dovranno aspettare.
Leo ha 7 anni e un temperamento molto, molto forte. Per tanti è considerato un bambino difficile, per me è una persona piena di talenti e di energia, che ha solo bisogno di tempo, di pazienza e di pochi limiti chiari e sensati per poter incanalare tutto questo nella giusta direzione.
Lo accompagno in cucina.
“Sei anche fortunato – guarda! – sul tavolo c’è già tutto. Il pane, la marmellata… devi solo prendere un coltello e spalmare. Ti aspetto a letto quando sarai sazio!”
“Ma io non voglio e non sono capace di preparami un panino!”
Comincia a sbattere cose, ad agitarsi, a sedersi, poi a rialzarsi, a mettersi tra me e la porta. Lo sposto ed esco.
È stanco, lo so. Per un attimo mi chiedo se la mia non sia un’inutile presa di posizione. Per un attimo. Ma è proprio grazie a lui se, negli anni, ho imparato ad ascoltarmi e a decidere di cedere, quando il mio ego entra in gioco.
Nessun ego, però, stasera. Solo una sensazione forte che questo momento possa segnare un passaggio significativo nella sua (e nella nostra) crescita.
Entro in camera, in pochi secondi Leo mi raggiunge, travolgendo tutto ciò che trova nel mezzo. Mi si butta tra le braccia.
“Sei una mamma cattiva!”
“Leo, qual è il tuo scopo? Mangiare o farmi fare quello che vuoi tu, come vuoi tu, quando vuoi tu?”
Sento di aver colpito nel segno. Il suo respiro, prima affannato, rallenta; il corpo si ammorbidisce. La tensione si allenta.
“Leo, se il tuo obiettivo è mangiare, vai in cucina e mangia!”
“Ma io non ho voglia di farmi il panino, ho solo fame!”
“E allora mangia, Leo! Se il tuo scopo è davvero mangiare, vai in cucina e mangia.”
Mi guarda. Mi ascolta.
“Hai 7 anni, sei in grado di farlo senza il mio aiuto. So che non hai voglia di farti quel dannato panino… e non ce l’ho neanche io! La differenza è che IO non ho fame, mentre TU sì. Quindi, quel panino è un affare TUO, non mio. Io, come mamma, posso solo riconoscere ciò che sei in grado di fare da te e ciò che, invece, necessita ancora del mio aiuto. E, te lo assicuro, non hai bisogno del mio aiuto per farti un panino, lavarti una mela o sbucciarti un mandarino… quindi, vai in cucina, adesso, e mangia. Si diventa grandi, Leo, giorno dopo giorno, imparando a farsi le cose da sé. E sai qual è la figata, Leo? Le cose che ti piacciono e che ti servono nessuno le saprà fare meglio di te. Quando chiederai ad altri di fare qualcosa al posto tuo, ti dovrai accontentare, perché la faranno a modo loro e con i tempi loro: se e quando ne avranno voglia. Ciò che farai da te, invece, sarà sempre la cosa perfetta per te. Vai Leo, puoi fare tutto ciò che desideri e so che saprai farlo sempre al meglio delle tue capacità!”
Mio figlio ascolta ogni parola, mi stringe e trema un po’. Sa che non cederò di un millimetro e ha compreso che questo è un momento importante. Lo vedo e lo sento.
“Però… mi guardi?”
“Certo, amore, che ti guardo. Andiamo in cucina insieme.”
Poco dopo…
“Leo, com’è stato il tuo panino?”
“Era buonissimo mamma!”
Buonanotte, amore mio.
COS’È SUCCESSO NEI GIORNI SUCCESSIVI…
Da quel giorno Leo si sveglia e si prepara un panino. Lo fa guardandomi di soppiatto, spesso mi ringhia un po’ contro, perché lui è fatto così. Ma ha anche uno sguardo fiero e soddisfatto. Di chi sa di aver fatto una grande conquista.
Oggi si è preparato anche la merenda.
Lo ammetto, è stato impegnativo per me non cedere alla comodità di preparagli io quel “dannato panino”. È stato tosto tenere quel “NO” fino in fondo. Ma ne è valsa pena. Saper di NO ai bambini nel modo giusto è importante e trasformativo. Io e Leo ora lo sappiamo bene ☺
Alli Beltrame – counsellor e mentore genitoriale – mamma di 3 – fondatrice di Educazione Responsabile