Zii e Zie, un tesoro nascosto?

Zii e Zie, un tesoro nascosto?

Si parla molto poco degli zii in ambito educativo e di questo si è accorto Roberto Milardo, professore di relazioni familiari da oltre trent’anni presso la Maine University, che ha scritto un libro dal titolo decisamente emblematico: 

“The Forgotten Kin: Aunts and Uncles” (I parenti dimenticati: zie e zii)

È invece importante accendere i riflettori su questa relazione di parentela che ha un potenziale incredibile. 

Vogliamo farlo partendo proprio dal lavoro del dottor Milardo, che non ha avuto l’attenzione che merita nel nostro paese.

Prima di pubblicare il suo libro, Milardo ha intervistato centinaia di zie, zii e nipoti realizzando uno studio senza precedenti. 

“Non appena ho cominciato a parlare con gli zii ho realizzato quanto fosse davvero complessa e quanto importante potesse essere questa relazione.”

Circa un terzo degli intervistati riporta di considerare quello tra zii e nipoti un legame fondamentale e di aver coltivato rapporti molto stretti. Questo dato conferma l’influenza di questa relazione anche sul piano educativo

Si potrebbe supporre che il fattore determinante che permette a zii e nipoti di sviluppare un rapporto significativo sia la quantità di occasioni per frequentarsi, ma lo studio ha rivelato che ciò che fa realmente la differenza è il divario sociale. Milardo ha constatato, per esempio, che difficilmente si riesce a creare una relazione profonda quando c’è una grande differenza di patrimonio intellettuale, mentre è praticamente inevitabile che si crei se nipoti e zii hanno interessi in comune

Prendendo spunto da questa considerazione lo psicologo Michael Thompson ha dato un suggerimento a chi desidera consolidare il rapporto con i  propri nipoti:

“…Trova un interesse condiviso o un gioco che piace a entrambi, in particolare qualcosa che sei certo che i genitori non abbiano il tempo di fare…” 

Potrebbe sembrare un suggerimento banale o manipolatorio, ma è un punto di partenza di buon senso che rende tutti contenti, anche i genitori che vedono offrire al figlio qualcosa che non avrebbero potuto garantirgli in prima persona

Questo esempio si può estendere a tutti gli ambiti in cui i genitori non hanno tempo a sufficienza, ma anche voglia o energie; collaborando e coltivando complicità al posto della competitività, zie e zii diventano  importanti figure di supporto alla genitorialità

Secondo Milardo il fatto che tra zio e genitore ci sia un buon rapporto è un presupposto irrinunciabile per incoraggiare – e aggiungiamo autorizzare! – i figli ad avere tale fiducia nella relazione da elevare gli zii da figura di supporto a figura educativa. Si tratta di una scelta importante, da non fare con leggerezza, ma da tenere in grande considerazione perché i vantaggi, come si può facilmente immaginare, sono molteplici.

Milardo afferma che tale fiducia può portare i bambini a vedere gli zii come una figura autorevole diversa dal genitore:  

“… Anche i piccoli tra i cinque e i sei anni chiedono spesso agli zii informazioni sui genitori e si lamentano delle regole con cui non concordano ed è allora che gli zii diventano il trampolino di lancio affinché i bambini comprendano i propri genitori.” 

Proprio per questo i genitori possono chiedere agli zii di essere d’aiuto nel rinforzare il loro ruolo, le loro regole e i loro valori. 

I ragazzi accettano di buon grado che uno zio prenda le parti di un genitore perché viene vissuto come una figura neutrale e in questa neutralità spesso diventa il consigliere e il confidente di situazioni difficili o imbarazzanti, “inconfessabili” ai genitori

Infine Milardo ci dice che nella migliore delle ipotesi

“Quando le relazioni funzionano veramente bene, lo zio diventa allo stesso modo importante per il genitore perchè spesso chiederà consiglio sulla genitorialità, racconterà quanto possa essere frustrante, quali difficoltà incontra ed esso potrà offrire un ascolto cooperativo dato che conosce tutte le parti in causa.” 

Questo studio, quindi, dimostra quanto zie e zii possano contribuire nella vita quotidiana, potenziando il lavoro genitoriale e, quando necessario, agendo come una figura autorevole che condivide un punto di vista unico per la sua intima conoscenza derivante da un’intera vita di esperienze condivise. 

Gli zii possono anche assumere il ruolo di testimoni della storia della famiglia, preservando l’imparzialità del racconto e diminuendo in tal modo la conflittualità. La maggior parte delle liti in famiglia nasce da ricordi diversi o  percezioni soggettive dello stesso evento e un osservatore esterno può facilmente riportare i fatti su un piano di realtà meno soggettivo, trasformando possibili faide in occasioni di condivisione dei propri vissuti personali.

Ridimensionati i toni e espresse le proprie emozioni, è più semplice trovare soluzioni creative e condivise in un clima di armonia.

Se tutto ciò è possibile coltivando relazioni efficaci è altrettanto reale il potenziale distruttivo di una relazione disfunzionale. Per questo vi invitiamo a osservare con grande attenzione i parenti dimenticati della vostra famiglia e a raccontarci le vostre storie…

Fonti:
https://www.fatherly.com/love-money/how-to-be-great-uncle-nieces-nephews/

https://www.fatherly.com/love-money/how-to-be-great-uncle-nieces-nephews/

https://digitalcommons.library.umaine.edu/fac_monographs/18/

https://umaine.edu/news/blog/2019/06/06/fatherly-speaks-with-milardo-for-article-on-being-a-good-uncle/

 

 

Autori: Alli Beltrame con Valeria Mattaliano



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